giovedì 20 febbraio 2020



Nessuna descrizione della foto disponibile. L'immagine può contenere: ‎possibile testo seguente "‎ADALBERTO MAGNELL SALVATORE GALIANO Le Favole di ع sopor Editoriale Il Volume favoled nasced progettodi Salvatore Galiano Adalberto Magnelli, 'intenzione riproporre, attualizzata, concetti morale propri tradizione favolistica mediterranea originatasi scrittore questo proporre una versione delle siciliano all'interpretazione fattane Gaspare Cucinella, precedenti spettacoli divulgati scuole, principalmente primaria secondaria stimolare alunni riflessione tematiche problematiche argomenti presentato sotto formance musicale che prevedra originale "ellenico" di chitarra degliistituti interessati presentazione la capillare possibile. ragione essendo 'attività opportuno effettuare numero necessario contributi attenzione sociale. che verrà scolastica, gradita ringraziamento, arricchire patrimonio letteratura prega inviare seguente salvogaliano@libero.it acquisto f.billeci2@virgilio.it tp://ww.ibreriauniversitaria.it- http://ibs.it‎"‎


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Le favole tradotte, nel libro, anche in lingua siciliana hanno trovato molti consensi tra i nostri conterranei all'estero.

domenica 4 agosto 2019


Ho il piacere e il privilegio di annunciare l'uscita editoriale del mio quarto libro da Francesco Billeci, dal titolo "Racconti umoristici e satirici". si potrà acquistare inviando una semplice mail presso: 

f.billeci@virgilio.it


Pubblico con piacere e interesse la prefazione della poetessa Giovanna Fileccia, la postfazione dell'editore e il commento di Francesco Ferrante,  perchè sono chiari e attinenti al testo.


Prefazione di Giovanna Fileccia

L’umorismo e la satira nei racconti di Vincenzo Li Cavoli


Il comico esige qualcosa
come un’anestesia momentanea del cuore:
si dirige alla pura intelligenza.

 (Il riso. Saggio sul significato del comico. 1900)
Henri Bergson


Cari Lettori, non so se sfoglierete questa prefazione prima o dopo che abbiate goduto del libro di Salvatore Galiano, sappiate però che la lettura è, o sarà, piacevole e briosa; leggera e incisiva; passata e pur presente. Sì, perché nonostante siano trascorsi decenni da quando Vincenzo Li Cavoli ha scritto i racconti e le poesie, in realtà sono attuali ancora oggi. Nella mia poesia “La Giostra” scrivo “Tutto cambia pur rimanendo uguale”: ecco, anche tra le parole di Li Cavoli troverete che, seppur la società -e noi con essa- sia cambiata, in fondo nulla, purtroppo o per fortuna, è mutato negli atteggiamenti e nelle azioni del genere umano.
Spesso immagino l'individuo come un laborioso ragno intento a tessere la sua tela preziosa, per poi fare i conti con l’irruento vento che, a sorpresa, si insinuerà tra le maglie della tela e ne romperà qualche filo alleggerendo la trama. L’individuo poi si adopererà per riparare la tela e magari questa volta lascerà le maglie più larghe, cosicché il vento abbia lo spazio necessario in cui passare. Ora, immagino il vento come un soffio di sana ironia, un refolo che, lieve, si insinua tra le pieghe dei giorni cosicché ognuno sia alleggerito dal beneficio di un sorriso, fino a gioire di una corposa e risanante risata.
Schopenhauer affermò che l’uomo sa ridere di cuore nella stessa misura in cui sa essere serio: i due opposti si compensano e si completano a vicenda. Il modo in cui ci approcciamo alla satira, all’umorismo, all’ironia rivela la nostra personalità, la nostra disponibilità verso l’altro, la nostra concezione del vivere che sia essa pregna di positività o di negatività.
La vita, coi suoi alti e bassi, in parte dipende dalle nostre scelte, le quali spesso sono condizionate dai nostri pensieri. Sono questi ultimi che determinano su quali aspetti ognuno si concentra: dalle gioie, alle camurrie (pardon traduco: scocciature). È la forza del nostro pensiero che ci porta a essere coscienti, a vedere in modo obiettivo la realtà, oppure a stravolgerla. Vincenzo Li Cavoli è stato un uomo che ha saputo discernere la propria, e altrui, positività (o negatività, potremmo dire), un ragno che ha tessuto una tela leggera ma resistente all’irruento vento. Ritengo che egli sia un esempio che illumina. Avrà avuto anche lui i suoi alti e bassi, eppure dai suoi scritti traspare una persona che sa cogliere la leggerezza anche là dove la pesantezza impera. Egli con una gaiezza e un'ironia più o meno amara, più o meno velata, riesce a narrare, sia in italiano che nel colorito dialetto siciliano, situazioni e personaggi analizzando ogni scena e ogni carattere dal suo punto di vista. La sua è un’esposizione semplice e senza troppi giri di parole. Nel leggere i suoi racconti e i suoi versi umoristici e satirici vi accorgerete che Vincenzo possedeva uno stile di scrittura diretto e essenziale; i suoi testi sono chiari, limpidi e denotano la sua frizzante intelligenza. Ne La trappola, assisterete a un botta e risposta tra un cavaliere e un pover’uomo in cerca di lavoro; un’esposizione briosa che sfiora il sarcasmo, un narrare in cui Vincenzo denuncia una pratica molto diffusa: quella dello stare a servizio di un uomo potente a patto che il malcapitato in cerca di lavoro agisca come le tre scimmiette: Nulla vedo, niente sento, muto sono! Ma il pover’uomo capisce l’antifona e a gambe levate scappa per poi emigrare in cerca di fortuna.
Racconti umoristici e satirici è il secondo libro che il Professore Galiano fa emergere dal fondo di un cassetto della sua scrivania: egli rovista, trova, seleziona, trascrive e poi pubblica. Ho avuto il piacere di presentare il primo volume che conteneva sia i racconti che le poesie di Vincenzo Li Cavoli e in quell’occasione dissi quanto siano stati fortunati a trovarsi i due uomini che oltre dall’amicizia erano uniti anche da un rapporto di parentela: Vincenzo Li Cavoli è stato il suocero di Salvatore Galiano. I due sono riusciti a istaurare un rapporto costruttivo di grande affinità, un dialogo a più livelli in cui le loro anime intenzionalmente artistiche si sono ritrovate. Invece non si ritrovano i protagonisti del racconto Come passano gli ordini dal capitano alla truppa: avete presente il gioco del telefono senza fili, dove la frase iniziale man mano che passa da un orecchio all’altro si trasformava completamente? In questo divertente racconto Vincenzo Li Cavoli evidenzia quanto un semplice ordine venga totalmente modificato perché in realtà è davvero complicato comunicare e ancora più complicato è ascoltare.
Sono passati circa quindici anni dalla scomparsa di Vincenzo eppure Salvatore sente talmente forte il legame con il suocero\amico da tendere il filo verso noialtri affinché, attraverso i suoi scritti, possiamo conoscerlo e apprezzarlo. Salvatore lo conobbe nel 1964 e fu attratto dalla sua voce e dal suo animo sensibile. Spesso i due si sedevano all’ombra di un albero e, sorseggiando un bicchierino di Sambuca, chiacchieravano amabilmente di arte e di poesia, e tra un sorso e l’altro disquisivano sull’importanza di tramandare i ricordi, le memorie, i proverbi, ma anche le tradizioni comprese le usanze e le credenze religiose. A questo proposito cito la cantilena di Natale Ciaramiddaru che ci trasporta in un periodo in cui ad annunciare la nascita di Gesù era un uomo che cantava per le vie del paese accompagnato dal suonatore di zampogna. I racconti e le poesie di Vincenzo Li Cavoli tramandano la memoria e perciò possiedono una forte valenza storica, culturale e sociale. Ma rappresentano anche un documento per Terrasini, paese in cui io stessa vivo, e per la Sicilia tutta.
Salvo Galiano ha curato il volume che tenete tra le mani, ha scelto i racconti del suocero Vincenzo Li Cavoli con l’intento di tramandarci il seguente messaggio: in ogni aspetto del quotidiano, c’è sempre un elemento ironico che può indurci al sorriso. Basta trovarlo. Aristotele sottolineò che il riso è fenomeno esclusivamente umano, per cui possiamo ben reputarci fortunati.
Avrete notato la massima di Bergson che ho trascritto in apertura, il filosofo francese individuò in coloro che ridono insieme una complicità che li rende riuniti in un gruppo coeso. Ciò avviene perché il riso crea un legame sociale che ha il magico potere di dissipare disagi anche tra estranei, favorendo il desiderio di conoscenza e di confidenza: in una parola di amicizia. Inoltre, e questo è un mio pensiero, il riso crea un’alchimia che parte dal cuore, passa dall’intelletto e si estende fuori come un abbraccio ideale tra occhi che si incontrano e suoni cristallini che si mischiano.
Dunque, non dobbiamo avere paura di ridere cari amici lettori, ché tanto le rughe arrivano lo stesso a segnare i nostri bei lisci visi. In fin dei conti la ruga, come dice Vincenzo Li Cavoli, spunta pure se piangiamo perciò lasciamole raccontare “di libertà patita, di tutto, di tutti\ di una vita, \ di alterne vicende \ di ogni momento della vita! Solo Dio, pittore attento e deciso, ha il metro giusto della ruga: ne misura l’entità, \ ne stampa la traccia e \ non scambia la tua con un’altra faccia.
Ringrazio il curatore Salvatore Galiano, ho gradito che mi abbia invitata a far parte di questa coesa e ridente squadra.
Chiudo questa mia rendendo omaggio a Vincenzo Li Cavoli, sono certa che da qualunque luogo egli sia ci osserva e sorride.


Giovanna Fileccia
Lì, Terrasini 27 marzo 2019






Postfazione
 di
 Francesco Billeci


Il libro della poetica di Aristotele risalente al 330 a.C. parla, dei giochi di parole e delle arguzie, come strumenti per scoprire in modo chiaro e meglio la verità narrata dall’uomo.

Il filosofo ha documentato, attraverso le sue opere rivoluzionarie, in maniera provvidenziale che ridere non doveva essere cosa cattiva se poteva farsi veicolo di verità.
Ai tempi era consuetudine della provvidenza che non fossero glorificate le cose cui attengono all’umanità perché superficiali, volubili, effimeri come appunto il riso e la commedia.

Il ridere era considerato parte del diavolo e della natura stessa di satana.
Il libro dello scrittore Umberto Eco dal titolo: “Il Nome Della Rosa”, ci da un’ampia panoramica del riso e della commedia, tratta appunto dal pensiero di Aristotele.

Aristotele, ribalta la funzione del riso elevandola ad arte, per questo ha il merito di aprire il mondo del riso ai dotti del tempo facendone oggetto di filosofia.

Salvo Galiano, attento osservatore di cui riconosco tutto il valore, ha interpretato il pensiero del Li Cavoli che, attraverso i personaggi realmente esistenti del nostro territorio, ha cercato di riscrìvere in sequenza logica in modo ironico e con un sottile sarcasmo. In modo tale di farci conoscere Vincenzo Li Cavoli attraverso l’umorismo, la satira e il riso, che ci insegna, attraverso i suoi racconti, di liberarci dalla paura del non sorridere.


Forse per farci comprendere, a noi lettori, in modo distaccato ed avvicinarci alle cose futili con un certo disincanto forse con liberazione per insegnarci che il ridere porta sempre alla verità anche a nostra insaputa.

Commento di Francesco Ferrante


Satira e umorismo non sono due qualità molto diffuse fra gli uomini. Pochi riescono ad osservare il mondo che li circonda e ad analizzarlo con lucidità facendo scaturire un sorriso.

Ci vuole arguzia, acume, vivacità di pensiero, intelligenza.
Vincenzo Li Cavoli ha saputo usare satira e umorismo, ha lasciato ai posteri in eredità la sagacia dei suoi scritti. In questa raccolta abbiamo degli esempi eccelsi del suo spiccato senso dell’umorismo, della sua satira senza tempo.
Quando ci imbattiamo in personaggi così notevoli, capita spesso pensare “chissà cosa direbbero della società di oggi, del suo incessante correre, delle bugie spacciate per assolute verità”. Possiamo immaginarlo ma non saperlo, perché ogni volta che un personaggio così arguto lascia questo mondo per far riposare l’anima in Paradiso, restiamo tutti un po’ orfani.
E’ necessario e fondamentale per la nostra crescita sociale e culturale, incontrare una voce originale e rivoluzionaria che, fuori dal coro omogeneizzato, ci fa conoscere una versione diversa da quella ufficiale.
Vincenzo Li Cavoli è stato ed è questo: un partigiano che ha smascherato le falsità della vita, senza urlare o puntando il dito, ma semplicemente con ironia e sarcasmo.
Un plauso, dunque, a Salvatore Galiano che ha capito il valore degli scritti di Li Cavoli e con pazienza li ha raccolti, “assemblati” e donati a noi lettori per farci un po’ più ricchi, di quella ricchezza che non si esaurirà mai, che porteremo con noi fino alla fine dei nostri giorni e che potremmo anche noi donare senza per questo impoverirci.